Associazione Cuncordu



Evento

Andata: 30-10-06 - Ritorno: 09-11-06 - Durata: 11gg
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05-11-2006 NYC Trip - day_07

La sera del sabato ho avuto un importante regalo. Siamo stati invitati per un dopo cena presso la camera dei nostri amici de L’Incontro. Qui la piccola Cleo mi ha fatto pervenire per via della mamma (in quanto lei era già nel mondo dei sogni) un adesivo raffigurante un fulmine, con l’augurio che mi aiutasse ad andare più veloce. Ho apprezzato tantissimo il gesto, e appena ritornato in camera mi sono preoccupato di applicarlo in alto al centro della mia canotta da gara.

5.00: Sveglia e colazione.

6.00: Ritrovo sotto all’albergo, dove i pullman ci porteranno a Fort Wadsworth a Staten Island (uno dei 5 borghi di New York City), dove ci sarà l’accampamento dei 38.000 partecipanti alla maratona, nell’attesa della partenza delle ore 10.10 . I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi di colore diverso: blu, verde e rosso. All’interno di ogni gruppo vi è un ulteriore raggruppamento che va di 1.000 in 1.000. Ogni blocco di 1.000 ha una sua precisa collocazione all’interno di apposite gabbie di partenza.
Faccio il viaggio in pullman con l’amico Alberto B., e inevitabilmente si parla di tattica di gara, esperienze precedenti. Così ci troviamo a destinazione senza nemmeno accorgercene.

7.15: Si arriva alla partenza. Qui bisogna trovare il modo di passare 3h. All’interno di ogni gruppo il servizio di volontari distribuisce caffè, the, ciambelle di pane (bagels), jogurt, barrette energetiche, gatorade, ecc.
Questa volta mi ero prefissato di chiuderla “senza soffrire” in 2h55’, dato che mi sentivo un po’ affaticato per i km fatti nei giorni precedenti, pur sapendo di poter fare di meglio. Invece grazie all’incontro inaspettato con Andrea e il suo gruppo, che intendevano chiuderla sotto le 2h50’, i miei programmi sono cambiati. Parto per chiuderla in 2h50’!
L’intenzione è una cosa, metterla in pratica poi, è un’altra. Pertanto valuterò eventuali cambiamenti di programma strada facendo.

Gomes10.10: Dopo l’inno nazionale americano e lo sparo di cannone; via, si parte ( Percoso di gara.pdf ).
Partiamo a 30m dai top runner: infatti riesco a riconoscere Paul Tergat e Stefano Baldini. Appena si parte li perdo...
Partiamo dalla carreggiata superiore dx del ponte di Verrazzano (che collega Staten Island a Brooklin). Arrivati a Brookling, sento le gambe leggere, e così per i primi 10km, infatti passo ai 10km in 39’35” (meno di 4’00 al Km). Poi si arriva al 17mo km (Williamsburg Bridge) e sento un preoccupante affaticamento alle gambe. Quì inizia la la NYCM, con d'apprima il saliscendi dei ponti, e poi i sali scendi della First Avenue, della Fifth Avenue, di Central Park, di Central Park South, ed infine l'arrivo di nuovo all'interno di Central Park. Rallento leggermente, in attesa di capire l’entità del problema e mi impongo di rallentare la spinta in salita e di non spingere troppo in discesa. Si arriva alla mezza (Pulansky Bridge), ponte che congiunge Brooklin al Queens, e ho ancora un certo affaticamento alla gambe. Al 25mo il Queensboro Bridge, il ponte più duro del tracciato, e uno dei pochi punti dove non è ammesso il pubblico. Qui si corre in un silenzio surreale e in genere, qui i top runner decidono la gara in quanto hanno la possibilità di studiarsi per cogliere un eventuale momento di debolezza nell'avversario e colpire, mentre noi comuni mortali studiamo il modo per renderlo meno impegnativo di quanto non lo sia.
Continuo a correre in difesa (non spingo), per paura che l’affaticamento si trasformi in danno muscolare. Intanto si arriva alla First Avenue (1a Av), che ci porterà ad Harlem e poi nel Bronx. Passo al 30mo in 2h01’06’ e arrivo al Willis Ave Bridge che ci porta nel Bronx. Corro sempre in difesa, al ritmo di 4’04”/km, fino alla Fifth Avenue (5a Av), all’altezza del 35mo km, che chiudo in 2h21’. Dato che mi sento bene e c’è un po’ di discesa, ne approfitto e provo ad allungare il passo. Il fisico reagisce bene e non sento problemi organici o muscolari, pertanto decido di insistere. Questo mi porta a sorpassare di slancio un sacco di persone (in gergo, “cadaveri”) e la cosa provoca in me un aumento di stimoli. Sono talmente a posto, che per la prima volta (questa è la 3° NYCM) riesco a vedere il tracciato, le persone, a salutare per essere salutato, ecc.
Quindi giungo al 40mo in spinta, in 2h42’07”. Finalmente riesco a fare anche Central Park South in spinta, nonostante la continua salita, anche grazie all’assordante ma piacevole colonna sonora del pubblico numerosissimo, che continua a dire Goo Italia, Goo Maurizio, grazie a quanto legge sulla canotta che indosso. Ci siamo, negli ultimi 2km devo superarmi. Allora spingo in modo uniforme per dare sfogo alle ultime energie e nonostante il tratto in salita chiudo, con grandissima soddisfazione, i 2,195 km finali sotto i 3’54”/km (dal 40° all’arrivo), con tempo ufficiale finale di 2h50’40”.
Obiettivo centrato!!! Il fulmine di Cleo ha funzionato!!!
Dopo tanto frastuono assordante (oltre due milioni di spettatori in festa e urlanti, oltre a qualche decina di gruppi musicali), passato il traguardo si vive un silenzio come quello del Queensboro Bridge. Dopo la consegna della medaglia ufficiale come “finisher”, gli atleti si avviano, molti claudicanti, verso i furgoni dell’UPS dove ritireranno le proprie borse con il “cambio” che hanno consegnato alla partenza. L’unica voce che interrompe il silenzio è la voce sempre cordiale dei volontari e degli assistenti sanitari, che appena ti incontrano ti chiedono: se ti vedono attivo “congratulation”; oppure se ti vedono affaticato o claudicante, “can I help you?” (ti posso aiutare?).
Comunque è una grande festa grazie alla cultura sportiva degli americani in generale, che consente ai volontari di essere numerosi, disponibili e piuttosto professionali; alla gente di riversarsi lungo il tracciato e seguire la corsa per ore incoraggiando tutti, ma soprattutto i più lenti o quelli in difficoltà. È risaputo che c’è più pubblico a seguire chi finisce la corsa dopo le 3 ore, rispetto a quanto è presente al passaggio dei top runner (i primi arrivati).
Noi in Italia su questo, abbiamo molto da imparare.

Rimane da aggiungere, per la cronaca, che il vincitore è stato il brasiliano Marilson Gomes dos Santos in 2.09.57, mentre il nostro italiano Stefano Baldini, campione olimpico ed europeo in carica, è giunto 5° in 2.11.33.
Altro atleta che ha calamitato l'attenzione del pubblico, soprattutto quello di casa, è stato lo statunitense Lance Armstrong, campione di ciclismo 7 volte vincitore del Tour de France, che è arrivato 824° in 2.59.36. Il suo passaggio non è passato di certo inosservato, considerando il numero di persone che gli correvano attorno, e lo speaker che teneva costantemente aggiornati gli spettatori con i suoi tempi.

13.30: Arrivo in Hotel. Quì prima di tutto mi preparo l’acqua per un bagno ristoratore e poi si inizia a rispondere agli SMS dei vari amici podisti che chiedono “come è andata?”, oppure che fanno i complimenti in quanto ne hanno già verificato il risultato sul sito Web ufficiale della maratona, all’indirizzo http://www.ingnycmarathon.org
Dopodichè accendo il laptop per rispondere alle e-mail nel frattempo ricevute, e infine con Skype contatto casa, per tranquillizzare tutti sul fatto che sono ancora vivo, e che anche questa volta sono arrivato con le mie gambe. Lo sapevate che con Skipe, si può telefonare da un computer tramite Internet, oltre che su altro computer, anche su cellulari e su telefono fisso, e che telefonare da NY all’Italia costa rispettivamente 0,25€ e 0,017€, mentre telefonando col cellulare dagli U.S.A. in Italia costa 2,00€/minuto (con TIM) e circa 0,50€/minuto? Incredibile vero?
Nel frattempo l’acqua si è raffreddata... E mi tocca ricominciare. Ora non ho più problemi di tempo. L’appuntamento con gli altri per cena è per le 19.00.

19.00: Cena all’Atlantic Grill. È tradizione che dopo la maratona, per festeggiarci, si vada a mangiare l’aragosta all’Atlantic Grill, un buon ristorante al 1341 Third Ave at 77th St., consultabile all’indirizzo internet: http://www.brguestrestaurants.com/restaurants/atlantic_grill
Dato che dobbiamo riprenderci dallo sforzo, fisico io e psicologico gli altri, e per me anche e soprattutto dal quasi digiuno dell’impegnativa giornata, partiamo dall’Appetizer e prendiamo:
- ¼ Lb di jumbo Shrimp (120g di gamberi giganti);
- Fresh Crab California Roll (rolatina di granchio fresco della California con zenzero fresco e salsa washabi).
Poi passiamo al pezzo forte, l’Entree:
- 2 Lb di Live Maine Lobster grilled (1kg di astice vivo del Maine cotto alla griglia), servito con burro fuso salato, a parte e con contorno di patate nuove al forno;
- Big Eye Tuna con Broccoli Rabe e Fines Herbes Relish (tonno alla griglia con contorno di broccoli e una salsa simile al “bagnet”);
- Maryland Crab Cakes, Grilled Corn Salsa, Chipotle Remoulade (tortino di granchio del Maryland alla griglia, con salsa di grano e salsa tipo maionese con senape e peperoncino.
E infine il Dolce:
- Molten Chocolate Cake - Bittersweet chocolate crisp, malt crunch ice cream (cioccolato fuso in crosta di cioccolato fondente, servito con un biscotto di farina di malto e gelato alla crema;
- Caramelized Banana Ice Cream Tower - in a hazelnut shell with toasted marshmallow sauce (torre di biscotto e nocciole ripiena di gelato alla banana, con pezzi di banana caramellata, presentata su un fondo marshmallow fusi e caramello). Marshmallow è una caramella gommosa e molle;
- Pumpkin Crème Brulée - Crispy gingersnaps (è come la nostra Crème Brulée).

Tutto molto buono. Chiediamo il conto e,... Qui finiscono i festeggiamenti, per oggi. Si ritorna con la subway, in Hotel.
Nota tecnica: dato che le gambe non mi fanno male, ho come il presentimento di non aver dato tutto. Per le conclusioni è comunque meglio aspettare a domani...

Maurizio

Saluti a tutti e a domani...

MS

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